Tappa 9: dal Santuario di Spezzano della Sila a San Pietro in Guarano


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Dati tecnici

Lunghezza: 16,400 km
Difficoltà: Facile

Dislivello in salita: 650 m
Dislivello in discesa: 850 m

Note: Lungo la tappa non sono presenti centri abitati intermedi, ricordati di portare cibo e acqua per il pranzo lungo il cammino (sorgenti solo nei primi km).
Quota minima: 645 m slm
Quota massima: 1.135 m slm

Fondo: 55% asfaltato, 45% sterrato

Acqua potabile:
Fontana Santuario Spezzano (0 km),
Fontana del Sindaco (0,8 km),
Fontana Celico (1,5 km),
Sorgente Cannavino (3,2 km),
Tre Croci (15,9 km).

Località di partenza

Santuario di Spezzano della Sila (830 m slm)

Località di arrivo

San Pietro in Guarano (655 m slm)

Territori comunali attraversati

Spezzano della Sila, Celico, Rovito, Lappano, San Pietro in Guarano.

Punti di interesse

  • Centro storico di Celico (Chiesa di San Michele Arcangelo);
  • Chiesa rurale della Madonna del Carmine;
  • San Pietro in Guarano (Chiesa di Santa Maria in Gerusalemme).

Percorso

Tappa facile. Parte dal Santuario di Spezzano (830 m) e raggiunge il borgo di San Pietro in Guarano (655 m), con un dislivello in salita tutto nella prima metà e in discesa nella seconda parte. Fontane solo nel primo tratto.

Dalle spalle del Santuario si prende via G. Donizetti, che in un km piano ed alberato, conduce nella parte alta di Celico (810 m), paese natale dell’abate Gioacchino da Fiore. Nei pressi della Chiesa di S. Sofia si gira a destra per la strada che porta al cimitero (a sinistra si scende per il c. storico). Superata la chiesetta della Madonna del Carmine, al bivio si va a sinistra, e dopo un tratto in piano si comincia a prendere quota. Si lascia la via asfaltata appena accenna a scendere con una curva a sinistra; qui si sale a destra per una sterrata, nei pressi di un grosso rudere.

Inizia qui un lungo tratto sterrato di quasi 5 km. Dopo un pezzo in salita, le pendenze si fanno più dolci. Superato un cancelletto si gira a sinistra, entrando in un bosco di castagni da taglio. Ci si mantiene pressoché in pianura fino ad arrivare in un tratto, il cui passaggio è reso difficoltoso da arbusti e vegetazione bassa, in cui il tracciato ricomincia a salire. Superato un vallone, la carrareccia ritorna ampia salendo a tornanti in un bosco di abeti, fino a Serra Rosole, punto più alto della tappa (1135 m). La discesa sullo sterrato attraversa nuovamente boschi di castagno da taglio e conduce, dopo un paio di km, nei pressi di un grosso edificio in cui si ritorna su asfalto.

Appena 1 km di asfalto sulla via Silana-Rosole-Malonome e si piega a destra per una carrareccia sterrata, all’altezza di un manufatto in cemento dell’acquedotto. Si mantiene lo sterrato principale che attraversa prima un boschetto misto di castagni, querce e arbusti, e che più avanti concede panorami sulla valle del Crati e sul caseggiato di fine tappa, affrontando anche un paio di ripide discese. Si torna su asfalto e si gira a destra, passando dopo un km tra le case di Altavilla di Lappano (da vedere la chiesa di S. Maria dell’Assunta), e proseguendo sulla SP229 dopo 2 km si arriva a San Pietro in Guarano (655 m).


Foto



Mappa ed altimetria




L'episodio della tappa

San Francesco di Paola e la carità verso i bisognosi
Ai tempi in cui frate Francesco si era trasferito a Spezzano, imperversava una tremenda carestia, che si sommava a una condizione di diffusa povertà, dovuta a vessazioni fiscali e ingiustizie sociali. Nicola Montone, un nobile di Cosenza, racconta un episodio prodigioso avvenuto a Spezzano. Strada facendo, frate Francesco incontrò una comitiva di quattro uomini, alcuni dei quali molto giovani e talmente affamati da essere diventati irruenti. Uno di questi, vedendo arrivare il frate, lo aggredì per derubarlo dicendogli: “Padre siamo oppressi da grande fame; dacci dunque del pane, così possiamo rifocillare la nostra magra e fiacca debolezza”. Frate Francesco non si mostrò preoccupato dell’imboscata; anzi, fece cenno di sì e offrì loro tutto quanto aveva con sé: un tozzo di pane, qualche fico e un po’ di vino. Tutti mangiarono e si rifocillarono e addirittura “ad accrescere il fatto miracoloso, avanzò metà del vino e un terzo di pane e fichi; per cui tutti rimasero meravigliati dalla così evidente crescita di ciò che era stato offerto”.